La guerra civile d'Irlanda attraverso gli occhi di un bimbo
19 marzo 2022
La musica di Van Morrison scorre nelle strade della sua Belfast a colori, riappacificata, in trasformazione, finché i colori svaniscono a indicare che si torna all’agosto del 1969, ovvero il principio della guerra civile tra cattolici e protestanti. Inizia così il film con un viaggio della memoria che ha bisogno del filtro fotografico/mnemonico del bianco e nero, del recupero di uno sguardo fanciullo, quello di Kenneth Branagh, che rievochi ricordi e li rimetta in scena. Lui è Buddy un ragazzino di famiglia protestante che ama andare al cinema, vedere western in Tv, giocare a pallone e leggere Thor. È innamorato della compagna Catherine e cerca di conquistarla seguendo i consigli del nonno malato. Vive in una strada abitata da cattolici e protestanti, dove la convivenza comincia a farsi problematica. In Irlanda del Nord sta per iniziare la sanguinosa stagione delle intimidazioni, delle barricate, delle bombe e dei cecchini. Per questo il padre, un carpentiere che lavora in Inghilterra e può tornare solo saltuariamente in città, vorrebbe portare tutti con sé e abbandonare Belfast.
Il piccolo protagonista è sempre il punto di vista o di ascolto della scena. Spunta ai margini dell’inquadratura, dietro una finestra in profondità di campo. E sente, osserva, attraversa il set. Spia le liti dei genitori e le loro riconciliazioni. Branagh mette a nudo le sue origini, il suo passato, il legame con la sua terra. Una strada, due appartamenti, qualche vicolo, la Storia che entra dal piccolo schermo della televisione o dalla radio. Alla fine il suo è un film dedicato alle persone. A una famiglia/comunità perduta da ricordare con rimpianto e amore… A quelli che sono rimasti, a quelli che sono partiti, a quelli che si persi lungo la strada!