22° Rassegna Teatrale 2008
Compagnia Teatrale I Gotturni (VR)
Spettacolo comico – brillante in dialetto veneto di Anna P. Bresaola, regia di Claudio Messini
Uno studio televisivo come tanti: una trasmissione verità di cui la TV straripa. Quei luoghi con divanetti per gli ospiti, telecamere e applausi finti, dove le lacrime facili fanno spettacolo e il dolore diventa prima patetico grottesco e infine terribilmente comico. Solo in uno studio televisivo è possibile che la realtà diventi spettacolo di se stessa . E allora basta che nello studio siedano due sprovveduti, della borghesia contadina con "l'inalfabetico" che ne deriva, due mediocri qualsiasi con manie di protagonismo, chiamati a difendere davanti alle telecamere il figlio ingiustamente carcerato. La presentatrice stenta a capire i due personaggi, causa quel terribile "italiacano - veneto" con cui si sforzano di parlare, ma inclemente (del resto deve seguire il copione) infierisce, violenta la tranquillità abitudinaria dei due coniugi, che, con disarmante pressappochismo ( anca parché no i capise un ca ... de quel che dise la speakerista) parlano di barbecul, dei loro "buttini", di balli lattini americanni, de bale che conta i giornai, de balote fate coi visini de casa e argomentano de religion e de politica in un crescendo di controsensi e luoghi talmente comuni da saperli facilmente riconoscere. Una escalation di mostruosità, di paradossi, di insulsaggini e convenzioni che squarciano il velo di una società malata e sfociano nel comico, nell'assurdo che ci fa ridere ma, alla fine, solo di noi stessi. E così anche due Inalfabetici come el Tano e la Cesira riescono ad essere ingaggiati dala television (iè dentè famosi) , misurati e premiati dall'Audience unica giudicatrice della validità di programmi e persone , poco importa di ciò che si dice e chi lo dice, poco importa se la gente segue le trasmissioni per bravura dei protagonisti o per compassione degli stessi, l'importante è che faccia Audience. Da una idea di Simone Azzoni ne è nato un copione dissacrante, una satira alla veneta sul cannibalismo della televisione, sulla piatta banalità di esistenze abitudinarie, condotte tra lo spreco della parola svuotata ormai di senso e i riti della famiglia media. Uno spettacolo verità, certo, come le trasmissioni, ma inesorabilmente reale.