Scritta da Pirandello nei primi mesi del 1916, questa intensa e complessa opera drammaturgica fu rappresentata per la prima volta il 10 luglio di quell’anno. La pièce inizia con la presenza di Agostino Toti, un insegnante anziano, stanco ed amareggiato, che racconta al direttore della scuola come, per prendersi la sua rivincita sullo Stato, soprattutto sul Governo che l’ha sempre pagato pochissimo, non permettendogli di fare una vita decente e di non essersi sposato per formare una famiglia, abbia deciso di sposare la giovanissima Lillina, alla quale potrà assicurare, dopo la sua morte, la propria pensione per almeno altri cinquant’anni e più. La giovane ragazza è la figlia del vecchio bidello della sua scuola.
A complicare la già strana situazione contribuisce il fatto che Lillina sia incinta di Giacomo Delisi, ex alunno di Toti, bravissimo e volenteroso ragazzo. Toti desidera fare da padre ai due giovani, sostenerli nelle difficoltà del momento e cercare di assicurare la pace in famiglia. A scatenare il dramma, però, sarà la maldicenza, l’ipocrisia, la superficialità degli abitanti del paese che si scaglierà contro questo modello familiare così poco tradizionale.
Così, insofferente nei confronti di tutti i pettegolezzi e della strana situazione venutasi a creare, Giacomino abbandonerà Lillina e il piccolo Ninì, fidanzandosi con un’altra donna con cui si farà una vera famiglia, ponendo fine al rassicurante e paradossale “menage a trois” che si è trovato a sperimentare. Ci penserà però l’irriducibile professor Toti a ricondurre al classico ovile il suo giovane ex allievo, scagliandosi arrabbiatissimo contro le autorità, simbolo della cecità della società borghese benpensante, primo fra tutti il sacerdote Padre Landolina, simbolo di una chiesa un po’ retrograda ed insensibile ai reali bisogni affettivi di ogni persona.
Pensaci, Giacomino! è una commedia dove Luigi Pirandello fa emergere efficacemente i paradossi esistenziali dell’individuo contro le ipocrisie della società, dal cui conflitto spuntano crisi di identità, i doppi ruoli, il bisogno di una vita di facciata, che assicura il quieto vivere. Tema principale è, dunque, la voglia di vivere fuori ogni schema sociale, senza maschera e senza vergogna superando ogni limite di normalità imposto dalla moralità. Ironica, bizzarra, la pièce è uno spaccato di una condizione di un’Italia dei primi del ‘900.