(N.B. Chi si Abbona al teatro si prega di telefonare al 3395060122 o al 3470738521)
Siamo a Venezia nella casa-laboratorio del vedovo tessitore Zamaria e della sua giovane figlia Domenica, innamorata del disegnatore di stoffe Anzoleto, indaffarata ad accogliere i numerosi ospiti per la cena.
Si festeggia “una delle ultime sere di carnovale”: artigiani e mercanti di tessuti giungono soli o accompagnati dalle consorti. Scherzano amabilmente, discutono del loro futuro commerciale, amoreggiano, si punzecchiano a vicenda, giocano alla meneghella. Durante la serata Domenica viene a conoscenza dell‘imminente partenza di Anzoleto per Moscovia, in compagnia dell’eccentrica ed esuberante Madame Gatteau, ricamatrice francese che non vuol cedere allo sfiorire degli anni. Il sogno d’amore della giovane sembra infrangersi, ma grazie alla solidarietà femminile l’intera vicenda si risolve con un lieto fine a sorpresa…
Quattordici interpreti per un classico del Teatro Veneto nella nostra resa definito:“Frizzante e sorprendente, divertente e coinvolgente come non mai”(dal Giornale di Vicenza 25/11/2016).
A caratterizzare l’allestimento la notevole vivacità delle interpretazioni e alcune originali scelte registiche che si avvalgono di momenti coreografici. Il suggestivo e particolare commento musicale, la scenografia ed i costumi curati nei minimi dettagli, completano con eleganza l’intera messinscena.
“La commedia ebbe assai successo; chiuse l'anno comico 1761, e la serata di martedì grasso fu per me la più brillante, perché la sala risuonava di applausi, tra i quali si sentiva gridare chiaramente: Buon viaggio! Tornate! tornate senza fallo! Confesso che ero commosso alle lagrime”. Così Carlo Goldoni scrive nei Memoires in riferimento all’opera autobiografica rappresentata il 16 febbraio 1762 al Teatro San Luca, prima di congedarsi dalla scena veneziana per trasferirsi a lavorare a Parigi presso la Comédie italienne.
La mia chiave di lettura del testo tiene conto del grande valore attribuito dall’Autore a “quella” serata, considerata il suo “addio” alla società Veneziana. In due momenti distinti della rappresentazione ho introdotto la figura del Goldoni con una sorta di trasfigurazione: all’apertura del sipario lo scrittore assume le sembianze del protagonista della commedia, nel finale il protagonista torna a vestire i panni dello scrittore. Lo spettacolo va visto anche con l’occhio nostalgico dell’Autore, profondamente innamorato di Venezia e dei suoi abitanti. Nella scelta dei brani musicali che accompagnano la messinscena ho privilegiato l’aspetto emozionale su quello filologico, movimentando poi con azioni coreografiche le scene che coinvolgono tutti i numerosi personaggi, esaltando in tal modo il contrasto tra i momenti brillanti e quelli squisitamente poetici di quest’ultima opera “veneziana”.
I costumi rispettano l’epoca soltanto nella forma e sono ispirati cromaticamente ai dipinti del Pietro Longhi, amico di Goldoni, mentre le calzature oro e argento simboleggiano il camminare di una società in vertiginoso cambiamento verso una arricchita, incolta borghesia. La scenografia volutamente essenziale, una rappresentazione stilizzata d’un ambiente industriale tessile dell’epoca, consente agili variazioni di scena che contribuiscono a donare eleganza e brio all’allestimento.